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Lavorando 05/2016

Il nostro Paese sta cercando di superare un sistema rigido, poco aperto al cambiamento, con meccanismi di ricambio inceppati, in cui il vantaggio va tutto alle componenti della società orientate a difendere le rendite del passato a discapito di chi vuole produrre nuovo benessere futuro.

La volontà di superare questo sistema ha creato degli schieramenti: Il nuovo contro il vecchio, il futuro contro il passato, il desiderio di esplorare contro la paura di cambiare. È uno scontro epico ed è uno scontro che sta avvenendo in tanti modi, forme, azioni.

È ormai chiaro che il vento che soffia su questa nuova era è alimentato da un progressivo cambiamento dei paradigmi e che qualsiasi cosa stia avvenendo essa non è una crisi congiunturale, ma è l’insieme di forze che con sempre maggiore vigore e velocità spingono verso nuovi scenari.

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View my Flipboard Magazine.

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Come abbiamo più volte ribadito, il lavoro è uno dei contesti che più di altri ha subito ed è stato stravolto dal cambiamento: sono cambiate le figure richieste dal mercato, le competenze necessarie a svolgere una mansione, i tempi e i modi per accedere al mercato del lavoro, il modo di comunicare, di relazionarsi, cambia il modo in cui le aziende selezionano nuovi collaboratori.

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Ecco perché noi di cambiamenti, abbiamo pensato di offrire gratuitamente, a tutti coloro che sono alla ricerca di un lavoro, o che, anche se hanno già un lavoro vogliono rimanere sempre aggiornati, Lavorando la nostra rivista per stare al posso con i tempi.

Al suo interno troverete informazioni su: agevolazioni per chi cerca lavoro, su come funzionano i nuovi contratti, offerte di lavoro e molto altro…buona lettura!

 

Cambiamento competenze competenze digitali Formazione formazione dipendenti Tutte le categorie
ALLA RICERCA DI NUOVE COMPETENZE: LE COMPETENZE DIGITALI

La Trasformazione Digitale impone ai mercati e alle società di adeguarsi, innescando processi virtuosi di Innovazione. Per farlo occorrono le giuste competenze, che nel nostro Paese in parte ancora mancano, sia per l’assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, sia per un divario digitale ancora radicalmente diffuso.

 

In Italia gli investimenti nelle tecnologie digitali sono molto più bassi non solo rispetto ad economie di punta (USA, Asia) ma anche rispetto ai principali paesi europei; questo ritardo è in primo luogo infrastrutturale: si pensi alla quota della popolazione con connessione a banda larga che, in Italia, è nettamente inferiore a quella dei principali paesi europei, ma è ridotta anche l’ampiezza effettiva della banda erogata. In secondo luogo, il ritardo è un ritardo culturale. Sono diversi gli indicatori che mostrano un ritardo della formazione scolastica e professionale, incapace di sviluppare competenze adeguate ad una nuova domanda di lavoro.

 

Negli ultimi anni è comunque evidente, anche nel nostro paese, un aumento della sensibilità sia in ambito pubblico che privato, verso il tema dell’innovazione o, in termini più specifici, verso la diffusione di applicazioni digitali che consentano innovazioni di processo e/o di prodotto.

 

Le competenze digitali, non riguardano gli aspetti tecnici ma la complessità inerente alla valutazione di quale tecnologia acquisire, dove e come introdurla e come misurarne i risultati. La mancanza di queste competenze, spesso, riguarda il management che non dispone di quelle capacità e conoscenze necessarie a comprendere le opportunità offerte dall’innovazione digitale o le complessità dei processi di cambiamento.

 

Munirsi delle competenze digitali necessarie per rispondere a fabbisogni in continuo divenire è dunque un requisito essenziale per le organizzazioni:

 

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  • per poter attuare strategie che possono (e devono) avere ricadute concrete sui processi di business e sulle performance aziendali;
  • per promuovere una cultura dell’innovazione e stimolare un ambiente collaborativo che abbia lo scopo di capitalizzare la conoscenza;
  • per essere maggiormente efficaci nell’attrarre e nel trattenere risorse, talenti e clienti;
  • per riconoscere i catalizzatori che possono determinare il successo dei processi dei trasformazione digitale, così come gli inibitori;
  • per calcolare costi e benefici; per utilizzare in maniera proficua i Big Data e i Social Analytics.

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La fase di trasformazione digitale che si apre ora non riguarda più esclusivamente macchine da comprare o software da installare, ma competenze da arricchire.

 

Sicuramente una fase più faticosa e complessa perché riguarda  le parti vitali delle organizzazioni: il ridisegnare i processi produttivi, le strutture, le mansioni. Una trasformazione che richiede al management di avere capacità di visione, di capire dove e come le tecnologie modificano i modi di lavorare, di misurare i ritorni, gli impatti, i benefici e i rischi.

 

E voi? Avete sviluppato le competenze digitali?

 

per approfondire

benessere organizzativo Cambiamento comunicazione formazione dipendenti gestione della diversità Risorse umane Tutte le categorie
Gestione consapevole delle diversità

Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi.
(Charles Evans Hughes)

Il concetto di diversità impregna ogni ambito della vita, basta guardarsi intorno per rendersi conto, che siamo tutti coinvolti in un sistema che fa leva sulle diversità.

Che si tratti di diversità di genere, di orientamento religioso, generazionale, di appartenenza etnica, di orientamento sessuale, di abilità psico-fisiche, di competenze, di ruolo, ecc. la diversità si manifesta negli stili di lavoro e nelle diverse esigenze delle persone.

Eppure, le aziende italiane sembrano indifferenti di fronte al tema delle diversità.

La gestione delle diversità rappresenta una vera a propria sfida strategica, attuale e futura, che occorre capire e comprendere per poterla gestire.

Le persone all’interno dell’azienda, sono fra loro diverse, sono caratterizzate da una molteplicità di fattori che, in parte le accomunano ed in parte le differenziano, attuare una gestione efficiente ed efficace del personale richiede scelte organizzative che valorizzino la diversità, si tratta di passare dalla “gestione del personale” alla “gestione consapevole delle diversità delle persone”.

Cosa implica questo cambiamento? Quali sono i problemi che bisogna affrontare e quali i benefici che si possono trarre?

Per attuare una gestione consapevole della diversità, sono necessari due cambiamenti:

Il cambiamento culturale che ha come obiettivo quello di riconoscere, rispettare e trasformare in opportunità le diversità fra i lavoratori.

Il cambiamento organizzativo realizzato attraverso una scelta strategica proattiva della gestione delle diversità, che comporta il riconoscimento che le diversità fra le persone esistono, sono considerate un fattore rilevante e positivo ai fini aziendali, dunque occuparsi della loro gestione, rappresenta una fonte di opportunità; l’azienda decide quindi di introdurre o modificare interventi di gestione delle persone in modo da tener conto di tali diversità adottando un’ottica di medio-lungo periodo;

I problemi che l’azienda si trova ad affrontare quando sceglie la gestione consapevole delle diversità sono:

Aumento difficoltà di gestione dei rapporti dovuta all’eterogeneità nei gruppi

Resistenza al cambiamento culturale ed organizzativo

Problemi connessi all’integrazione di diversità culturali che comporta difficoltà a comprendere ed integrare aspetti culturali

Aumento delle difficoltà di comunicazione

I benefici riguardano:

riduzione di costi

aumento della competitività di impresa maggior flessibilità del lavoro e migliore capacità di problem-solving, una maggior creatività che favorisce la progettazione di nuovi prodotti e servizi ed agevola l’incremento delle vendite

miglioramento dei rapporti con i clienti– in quanto una forza lavoro diversa può rispecchiare le diversità presenti nei clienti

il miglioramento dell’immagine che permette di ottenere migliori risultati al livello delle vendite

In conclusione uno degli elementi chiave, per riuscire a ottenere gestione consapevole delle diversità è la scelta di un Diversity Management che è un particolare approccio proattivo gestionale che mette in atto un cambiamento culturale diffuso, progettando strumenti di gestione che consentano di accogliere le diversità riuscendo a creare un ambiente lavorativo in grado di favorire l’espressione del potenziale individuale e di utilizzarlo come leva strategica per il raggiungimento degli obiettivi organizzativi.

per approfondire

Cambiamento Formazione formazione dipendenti industria Risorse umane
Industria 4.0…siete pronti al cambiamento?

Un nuovo vento di cambiamento soffia sui tetti dei capannoni industriali, riusciremo a coglierne le opportunità?

Che aspetto ha l’Industria 4.0?

La quarta rivoluzione industriale, viene “battezzata” con il nome di industria 4.0, in occasione della Fiera di Hannover del 2011 e non a caso è proprio questo Paese europeo il primo ad essersi attivato per sviluppare e testare nuove modalità produttive, attraverso la crescente integrazione di sistemi ciber-fisici nei processi industriali.

La nuova fabbrica digitale si caratterizzerà per:

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  • Il flusso di comunicazione interno, che sarà continuo e in tempo reale fra le postazioni di lavoro, integrando produzione e magazzino.
  • La facoltà di comunicare apporterà alla linea capacità autodiagnostica e permetterà il controllo a distanza della produzione.
  • La flessibilità dei sistemi permetterà di personalizzare i prodotti in funzione della domanda.
  • La fabbrica sarà smart anche nel senso di approvvigionarsi di energia in modo sobrio, senza sprechi e al minor costo possibile.

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C’è ancora spazio per l’uomo nell’industria 4.0 o le macchine prenderanno il sopravvento?

L’ uomo resterà al centro della tecnologia, ed è importantissimo che venga preparato per il mondo che sarà.

Questo richiede una grossa trasformazione e una grossa accelerazione.

La persona avrà il compito essenziale di controllare e correggere i parametri di produzione, oltre che donare l’apporto creativo. L’obiettivo dunque non è quello di lasciare le persone senza lavoro, bensì di fare in modo che siano più libere di dedicarsi a compiti creativi e avanzati.

Inoltre, con la digitalizzazione dei sistemi fisici, i lavoratori dovranno spendere meno tempo in un luogo di lavoro specifico e gestire l’azienda da remoto, via internet.

Le figure professionali saranno più importanti, più qualificate e quindi come tale anche meglio pagate.

L’industria 4.0 sarà una rivoluzione culturale fondata sull’ intelligenza delle persone, del lavoro e delle comunità. La conoscenza è ormai la principale forza produttiva, per questo l’industria ha bisogno di figure tecnico professionali di alta qualificazione, figure che hanno bisogno di essere formate per sfide ancora sconosciute.

Ma in azienda oggi, non ci sono solo gli operai e gli impiegati!

Infatti occorre enfatizzare la grande necessità di formazione a livello manageriale e suonare l’allarme perché moltissimi imprenditori e manager in Italia non si stanno ancora accorgendo di come mutano le condizioni al contorno e quindi come devono far cambiare le loro aziende.

Perché aspettare ancora…iniziamo a prepararci insieme per essere pronti a questa grande rivoluzione!

Cambiamenti Sostenibili Cambiamento Tutte le categorie
L'(in)sostenibile leggerezza di leggere

Siamo alle soglie del rito feriale.

Chi ha (ancora) un lavoro si appresta a sbrogliare le ultime cose, a controllare la check list dei preparativi, ad accendere ceri affinché non succedano gl’imprevisti dell’ultima ora, quelli capaci di mandare all’aria le agognate vacanze.

Credo che molti, ma non tutti, abbiano già pensato di infilare in valigia un libro (almeno), con la promessa, perfino, di leggerlo!

Per chi non avesse ancora idea di cosa leggere o per chi volesse sfidare se stesso facendo il bis di titoli, mi permetto di suggerire un volumetto di 385 pagine.

Si, lo so, sono molte, ma penso che il periodo di ferie metta a disposizione quel tempo e quella continuità che spesso manca nel periodo in cui si è assorbiti dal lavoro (sempre chi ce l’ha).

Poi, di queste 385, moltissime sono figure, tabelle statistiche; grafici! Volano via più facilmente…anche se alcune di queste possono provocare emozioni tali da indurre la chiusura del libro e aprire Topolino (lettura anch’essa altamente consigliata a tutti quei manager che tendono a prendersi sul serio, sempre)!

Il titolo di questa breve presentazione fa il verso al titolo del libro in questione, ma non si tratta di quello che potrebbe venirvi in mente, il celebre capolavoro di Kundera, nossignori.

Ha sì ha che fare con la sostenibilità ma è tutt’altro che leggero! Vedo già squagliarsi la schiera dei fin qui ancora potenziali lettori. Ma insisto.

Secondo indizio: alcuni di voi, i più attempati, coloro che appartengono alla mia generazione, avranno sentito parlare e probabilmente letto un saggio del 1972, intitolato “I limiti dello sviluppo” dai più etichettato e boicottato come testo terroristico, anticapitalistico, antesignano dei moderni teorici della decrescita (in)felice. E quindi dimenticato.

A distanza di 40 anni le tesi di quel saggio riemergono su basi scientifiche più forti e soprattutto basate su evidenze empiriche allora meno evidenti; tanto per fare un esempio, nel 1972 la popolazione mondiale assommava a circa 4 miliardi d’individui. Oggi è salita a 7,2 miliardi!! E potrebbe arrivare a 9 attorno al 2050. E allora?

Allora il libro di J.D. Sachs, L’era dello sviluppo sostenibile, Egea Editore, 2015 (27€ brochure, 17,99€ e-book), riprende ed amplia l’analisi (compiuta a più mani con esperti in ogni settore della vita sociale) dello stato del pianeta e, a differenza delle conclusioni cui giungevano gli esperti del Club di Roma negli anni ’70, ci aiuta a comprendere che le spade di Damocle sospese sul pianeta non sono ineluttabili.

L’ottimismo di fondo dell’autore, in verità, non mi ha contagiato fino in fondo.

Apprezzo il fatto che accanto ai problemi e ai drammi che si stanno consumando in molte parti del mondo, lui sottolinei le possibili vie di soluzione.

Adottando un approccio sistemico, sostiene che le tre grandi sfide che abbiamo di fronte:

– sviluppo economico (e non decrescita)

– inclusione sociale (pari opportunità, limiti alle disuguaglianze, crescita culturale, diritto alla salute)

– rispetto ambientale (nuove forme di energie, nuovi comportamenti etici, ecc)

possono essere vinte tutte assieme e non sacrificando l’una a scapito dell’altra.

Non svelerò le proposte che formula a sostegno della sua tesi perché altrimenti vi toglierei il gusto della scoperta. Come un thriller (ed in effetti lo è, altrimenti come potremmo catalogare un testo al cui fondo c’è in gioco la salvezza del pianeta con tutti i suoi passeggeri – animali e vegetali) il libro srotola pagina dopo pagina i tremendi effetti delle nostre fin qui assai poco assennate scelte.

Lo sviluppo economico tende infatti ad ampliare le disuguaglianze tra ricchi e poveri, tra paesi economicamente evoluti e paesi sempre più marginali; l’inclusione sociale vede ad un estremo società dove le differenze di genere, razza, religione, censo, sono ridotte e all’altro estremo società castali, dove, per esempio, l’uscita dalla classe di provenienza è quasi impossibile; la situazione ambientale in certe regioni è di assoluto degrado; molte risorse tra cui l’acqua corrono seriamente il rischio di essere esaurite e non proseguo con l’elenco.

Ma, il nostro ottimista autore, consulente decennale dell’ONU, svela i piani per capovolgere i problemi in opportunità.

Arrivato al termine, dopo la suspence con cui ho assorbito tutte le pagine (inizialmente pensavo che ci avrei impiegato un tempo maggiore, ma certi capitoli venivano letteralmente divorati), sono giunto ad una mia personale pessimistica conclusione: ripensando e confrontando la recente vicenda della soluzione del caso greco con quanto suggerito dal dr. Sachs, trovo ancora poco probabile che laddove non si è riusciti ad accordare un pugno di nazioni (non posso dire l’Europa poiché non c’era!) su qualche centinaio di miliardi di euro, si riesca ad accordare l’intero contesto mondiale su problemi globali di portata economica, sociale ed ambientale sicuramente superiore.

Non riesco ad intravedere una capacità corale di superare l’egoismo nazionale per tirar fuori dal degrado, dalla povertà, dalla fame e dal sottosviluppo un paio di miliardi di persone cui assicurare non solo pranzo e cena ma, soprattutto (come principalmente sostiene l’autore): istruzione, salute, ambiente pulito e gradevole, per tutti!!!

Naturalmente questa mia amara considerazione non vuol essere di scoramento e distogliere voi potenziali lettori dalla sua conoscenza, anzi.

Anche se, pensando a molti manager, conosciuti e no, protesi a risultati trimestrali, non posso che avere conferme che, ancora una volta questo dottissimo testo farà la fine di quello di 40 anni fa: messo in disparte perché utopistico, realizzabile in tempi di Matusalemme, e soprattutto indicatore di paradigmi economico-sociali molto differenti da quelli che sventolano sotto la bandiera liberista!

Sarebbe un peccato e un deliberato sabotaggio di una concreta via di svolta: perché lì dentro ci sono suggerimenti e soluzioni concrete per il cambiamento che potrebbe salvare capra e cavoli. Ma questa capra potrebbe ancora una volta mangiare tutti i cavoli; tanto a morire saranno le capre future.

Per dirla in altro modo: chi ci libererà da Kronos in modo che i figli potranno continuare ad abitare il pianeta?

Umberto Porri

Cambiamento Formazione Risorse umane Tutte le categorie
L’ignoranza “strategica”

“Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova l’ignoranza”

Derek Bok, Harvard University

Nell’autunno del 2013 sono stati presentati i dati di dei risultati del Rapporto realizzato dall’Isfol – Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori.

La ricerca, promossa dall’Ocse, ha esaminato 24 paesi, al fine di condurre un’analisi sul livello di competenze fondamentali della popolazione.

Il campione preso in esame, aveva un’età compresa fra i 16 e i 65 anni. I risultati emersi, sono stati sconvolgenti, noi Italiani ci siamo collocati all’ultimo posto in classifica!

Il caotico contesto economico degli ultimi anni, ha comportato scelte aziendali mirate alla riduzione dei costi.

Oltre ai tagli di personale, sono stati eliminati i fondi da investire nella formazione. Dunque le aziende hanno dovuto rinunciare ad una parte di quelle che oggi vengono definite “risorse umane” e alla possibilità di crescita e sviluppo dei pochi superstiti.

Eppure nelle aziende, è forte il bisogno di:                                                                              1

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  • Conservare le quote di mercato
  • Rafforzare la posizione competitiva e migliorare i livelli di produttività
  • Abbassare il costo del lavoro
  • Accrescere l’innovazione
  • Conservare la fiducia di clienti, banche e fornitori
  • Investire in programmi di ricerca e sviluppo e aprirsi all’internazionalizzazione.[/list]

    “Qual è il grande pericolo della situazione attuale?”

    “L’ ignoranza ancor più della miseria” diceva il saggio Victor Hugo nel suo discorso alla camera del 10 Novembre 1848.

    Da allora sono passati 167 anni, eppure la storia sembra non averci insegnato un bel niente!

    Come si può essere competitivi e innovativi se non s’investe nello sviluppo e nella conoscenza?

    Le aziende italiane come possono conservare la loro fetta di mercato e pensare di accrescerla, se scelgono di sopravvivere?

    Vivere nella società moderna, richiede una serie di competenze molto diverse da quelle con cui potevamo barcamenarci vent’anni fa.

    Dopo il periodo di crisi da cui cerchiamo di venire fuori, dovrebbe essere scontata l’importanza strategica della formazione e dell’aggiornamento professionale, pensando, a ciò che essa consente di realizzare in termini di sviluppo, crescita delle competenze, di miglioramento della qualità comunicativa e del clima aziendale, di incremento di motivazione e coinvolgimento del personale e di innalzamento dei livelli di efficienza e produttività.

Siamo di fronte ad un bivio, voi cosa scegliete:

l’ignoranza strategica o investire per lo sviluppo delle competenze e dell’innovazione?

per approfondire

Cambiamento Formazione Outplacement Ricerca di lavoro Risorse umane
Alla ricerca della “sicurezza” nel futuro lavorativo

“Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti” – Winston Churchill

Da più di vent’anni cooperiamo con le organizzazioni e le persone, per gestire il cambiamento, già allora, avevamo compreso che il mondo, e soprattutto quello del lavoro, sarebbe stato segnato da rapide svolte e continue evoluzioni, eppure uno dei bisogni rimasto invariato è il bisogno di sicurezza e stabilità lavorativa.

Siamo nell’era in cui tutto ciò che oggi è innovativo domani diventa obsoleto, in cui non ci possiamo permettere di rimanere fossilizzati su valori, competenze e conoscenze che possediamo, ma dobbiamo continuare ad aggiornarli, accrescerli e innovarli, in questi anni abbiamo avuto la conferma che anche i contratti lavorativi ormai tendono alla flessibilizzazione delle collaborazioni.

Questo clima ha incrementato paure, ansie e forti preoccupazioni per il futuro!

Eppure in tutto questo fermento, una riflessione, proviene dall’etimologia del termine preoccupazione, che deriva dal latino e significa: occuparsi prima.

Dunque pensando al futuro, come possiamo gestire anticipatamente, qualcosa che deve ancora avvenire?

Questa domanda, non vuole alleggerire gli animi, ma sottolineare che, utilizzare le risorse nella ricerca di un lavoro che garantirà stabilità e sicurezza, per tutto l’arco della vita professionale, è un impegno che non dà risultati.

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  • Cosa possiamo fare allora di fronte all’incertezza?
  • Quali sono le strade da seguire per uscire dalla condizione di naufraghi alla deriva?

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Il primo passo è scegliere d’investire le energie in attività che aiutino a fare chiarezza, che diano una panoramica sulle competenze che si possiedono, e su quelle da sviluppare, che orientino la persona sulla costruzione dell’imbarcazione più adeguata, per navigare nel mare dell’incertezza, con questo obiettivo nasce JOB SURVIVOR!

Per approfondimenti clicca qui.

Cambiamento social network Tutte le categorie
L’azienda, i clienti e i social network.

Utilizzare i social network in azienda è una minaccia o un’opportunità?

Quali benefici si possono trarre dall’inserire una pagina aziendale su una rete sociale?

La classica comunicazione utilizzata in azienda ha perso efficacia?

Come spesso accade, ad ogni cambiamento economico, politico, sociale e culturale le aziende sono chiamate a dare una risposta. Questa esigenza è risultata ancor più significativa all’inizio di questo secolo; quando, con il web 2.0. il popolo di internet ha smesso di essere passivo, e ha iniziato ad interagire, esprime opinioni, valutazioni, pensieri ed idee, quest’ evoluzione ha portato alla nascita delle reti sociali.

Dal punto di vista aziendale le reti sociali diventano la via per raggiungere potenziali clienti, fidelizzare quelli già acquisiti, conoscerne i bisogni e desideri, proporre nuovi prodotti e avere la possibilità di valutare le risposte in tempi reali, acquisire consapevolezza dell’immagine che riflette la nostra azienda, conoscere le strategie dei nostri concorrenti. Questi appena citati, sono solo alcuni dei vantaggi che rendono i social network uno strumento obbligatorio per il business.social-caring-revolution

Eppure esistono aziende che non comprendono, e dunque non utilizzano, le potenzialità che i social network offrono. Altre invece che, utilizzandoli in modo non appropriato, cadono in errori apparentemente banali, ma che possono segnare la web reputation aziendale.

In Italia è stato stimato un consumo “pro capite” di 6,27 ore sui Social Network, questo dato ci aiuta a comprendere come le mail e il telefono, non sono più sufficienti a costruire una relazione con il cliente, che richiede maggiore interattività e la possibilità di poter seguire ed esprimere opinioni sull’operato di una determinata azienda.

Sono molte le opinioni che si schierano a favore e quelle schierate contro il loro uso, ma quant’è utile continuare ad ignorare questo modo di creare relazioni?

Cosa può fare un’azienda che decide di aprire le sue porte attraverso i social network?

Più volte abbiamo scritto che non si può rimanere immobili di fronte al cambiamento, dunque per tutte le aziende che vogliono rispondere prontamente alle nuove esigenze dei clienti, abbiamo inserito nella nostra offerta formativa un corso che vi fornirà le competenze per gestire le reti sociali.

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Cambiamento Risorse umane Tutte le categorie
4 generazioni lavorano fianco a fianco

Per la prima volta 4 generazioni lavorano fianco a fianco, ma…

Quante volte ci siamo chiesti se siamo capaci di farci capire e di capire ciò che gli altri dicono?

Quante notti insonni passate a pensare e ripensare ad un problema lavorativo, e a cercare una soluzione senza chiedere aiuto a chi ha più esperienza di noi?

E quante altre volte abbiamo pensato se stiamo vivendo o ci sforziamo di sopravvivere in una realtà sempre più complessa ed eterogenea? Se veramente nella nostra azienda stiamo utilizzando tutte le risorse e gli strumenti a disposizione per creare nuove opportunità e vivere armoniosamente i cambiamenti?

Tutte queste domande frullano e rifrullano continuamente nella testa delle persone, vivere in una realtà che cambia continuamente e diventa sempre più virtuale, che non ha più valori e ruoli stabiliti pronti a darci una mano nei momenti difficili, che di omogeneo ormai ha molto poco e può farci rinchiudere in pensieri utopici che iniziano con: “sarebbe tutto più facile se…”

Viviamo in un contesto economico, sociale e culturale in continua evoluzione, e per la prima volta nella storia persone con diversi valori, relazioni, obiettivi di carriera, riconoscimenti e soprattutto età diverse, si trovano a vivere fianco a fianco nello stesso contesto lavorativo, senza riuscire a trovare l’equilibrio dinamico che le aiuti a tirare fuori in maniera ottimale, il valore aggiunto che ognuna di esse può portare nella vita e nel lavoro degli altri.

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  • Ci sentiamo tagliati fuori, e appena arrivato il nuovo ragazzo che ha appena concluso il suo ciclo di studio, ed è più bravo di noi con gli strumenti tecnologici  abbiamo paura di perdere quel posto che ricopriamo da una vita che c’è costato impegno e sacrificio.

 

  • Ci preoccupiamo perché vogliamo dimostrare ad ogni costo di essere validi, e lavoriamo fino a tarda sera perché noi siamo leali all’azienda e siamo pronti a sobbarcarci sulle spalle tutto il peso del cielo per portare avanti ciò in cui crediamo.

 

  • Ci preoccupiamo perché non abbiamo più vent’anni ma ad assumerci delle responsabilità non ci sentiamo ancora pronti, diffidiamo del lavoro di squadra, che diventa un ostacolo al nostro operare e ci guardiamo sempre le spalle per difenderci dagli agguati tesi da chi è diverso da noi. Ci preoccupiamo perché vogliamo dimostrare a tutti i costi di sapere, di far valere il nostro percorso di studio che ci ha dato in mano le chiavi della vita, e aspettiamo di continuo la pacca sulla spalla come conferma della nostra “verità”.

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L’osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi, nel febbraio 2012, pubblica una ricerca – che si svolge ogni tre anni – sul tema della discriminazione in azienda, indagando alcune cause come: l’aspetto fisico, il genere sessuale, l’età, la provenienza etnica… i ricercatori pensavano che, come al solito, il problema principale sarebbediversity management stato la discriminazione di genere, a svantaggio delle donne, invece, la maggior fonte di disagio rilevata è diventata l’età!

Non si era mai rilevato prima che l’età fosse un problema per il 52% dei dipendenti.

Le differenze generazionali possono essere una grande opportunità per rivedere e disegnare i processi organizzativi, ma per ottenere questo risultato non esistono soluzioni preconfezionate, o detentori del sapere, lo sforzo richiesto è notevole, comporta un cambiamento sia della visione aziendale che di quella legata alle persone, che quando entrano in un contesto lavorativo portano con sé il loro zainetto pieno di valori, esperienze, pregiudizi, relazioni, paure ecc.

Dunque come trasformare un problema in un’opportunità?

Noi di Cambiamenti nelle Organizzazioni abbiamo deciso di mettere a disposizione sia delle aziende, che delle persone, interessate a compiere questo importante passaggio, la proposta formativa di questo mese, che mira a proporre spunti di riflessione, a fare il punto della situazione, e  ad acquisire nuove competenze, per vivere al meglio tutte le opportunità, che la diversità, fonte di ricchezza, può offrirci.

Cambiamento
Convegno IL FUTURO DEL COMMERCIO TRA MINACCE ED OPPORTUNITA’

Quale futuro per il commercio? Molte le minacce ma anche le opportunità!

È stato questo il tema affrontato ieri sera 27 novembre durante il Convegno organizzato dall’Associazione Foro’ e dedicato appunto al mondo del commercio.

Sono intervenuti:

il Presidente dell’associazione organizzatrice, Sig. Carrer, che ha aperto i lavori e presentato i relatori;

il Sindaco di Oderzo, Avv. Pietro Dalla Libera, che ha sottolineato l’importanza del convegno ed il ruolo attivo del Comune nello sviluppo delle attività commerciali del Centro Storico;

il Vicesindaco e Assessore al Commercio Ing, Bruno De Luca che ha evidenziato il valore nel territorio opitergino di Foro’, la quale opera ormai da diversi anni ed è impegnata nella rivitalizzazione del Centro Storico grazie all’aiuto dell’Amministrazione Comunale e ai finanziamenti ottenuti dai bandi regionali;

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il dott. Enrico Moretti Polegato, presidente del marchio Diadora e vicepresidente Geox che ha voluto soffermarsi sull’importanza nel fare squadra e nello stabilire un’alleanza tra il consumatore e il produttore;

l’Avv. Giorgia Vidotti, direttore del dipartimento sviluppo economico della Regione Veneto, che ha presentato le strategie e le iniziative regionali destinate al mondo del commercio e dell’impresa;

Cambiamenti nelle Organizzazioni nella persona del Dott. Minuzzo che ha affrontato il tema del cambiamento nell’assetto organizzativo, nel modello di business e nel ruolo dell’imprenditore chiamato ad acquisire nuove competenze. Per chi lo desiderasse è disponibile il materiale dell’intervento.

È seguito un momento di confronto stimolato da numerose domande dei partecipanti desiderosi di comprendere meglio le possibili azioni per innescare un reale processo di cambiamento.

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Compila e scarica i materiali del convegno

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