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La scintilla…

Il processo di globalizzazione in atto sta provocando rapidi e sempre più evidenti fenomeni di turbolenza nell’ambiente delle organizzazioni.

“Cambiamenti” è quanto la nuova economia richiede alle aziende evidenziando vecchi e nuovi problemi, in particolare sul fronte delle PERSONE che vi lavorano.

Le situazioni quotidiane richiedono ritmi d’adattamento professionale e comportamentale sempre più veloci ed è evidente che la risposta adeguata si colloca all’intersezione di azioni mirate alla crescita individuale, da un lato, ed alla costruzione di climi e capacità di “gruppo”, dall’altro.

Le persone che lavorano nelle imprese sono nella situazione di dover “mangiare cambiamento a colazione” e per far questo occorre modificare la visione che spesso abbiamo del cambiamento – processo scomodo, fastidioso, faticoso – per arrivare, invece, a coglierne gli aspetti positivi: il rinnovamento, la scoperta, l’impegno che dobbiamo esprimere.

Occorre consapevolezza di ciò e disponibilità a mettere in discussione il proprio set comportamentale, cioè sapersi cambiare.

La situazione tipica della formazione, l’aula, è adeguata nel caso dell’obiettivo “conoscenze”, lo è meno quando si richiede lo sperimentarsi in situazioni al cui centro vi sono i nostri comportamenti.

Pensiamo, quindi, che la formazione efficace per il cambiamento dei comportamenti sia quella capace di mettere le persone in situazioni in cui queste debbano agire diversamente.

La situazione efficace per consentire di “mangiare cambiamento a colazione” è quella del “viaggio”.

… la metafora del viaggio …

Dopo molti anni e molti “viaggi” siamo convinti che questa situazione rappresenti, per chi nelle aziende sta al timone con responsabilità di gestione, ma anche a chi ne svolge solo compiti parziali, la metafora dell’organizzazione in continuo, irrefrenabile, divenire.

Il viaggio consente di sviluppare, ri-scoprire in sè le doti d’Ulisse, così come ce le indica Milton:

 “lottare, cercare, trovare e non cedere”

doti più che mai necessarie in questo momento in cui il management deve affrontare le “linee d’ombra” del cambiamento epocale.

La linea d’ombra, nella metafora del viaggio, simbolizza la transizione, la zona grigia d’ogni evoluzione, caratterizzata da incertezza e scarsa prevedibilità.

… Ulisse, non Ercole …

Queste esperienze non sono concepite come “erculee” prove di sopravvivenza; con esse si vogliono affrontare situazioni inconsuete ma non angoscianti, impegnative ma non stressanti, adatte a sviluppare intuizione, collaborazione, con anche momenti e motivi di competizione.

C’interessa sperimentare gli aspetti del processo di cambiamento in situazioni d’incertezza, la stessa che vivono le nostre organizzazioni, in un terreno solo diverso.

Durante i percorsi si dovranno affrontare e risolvere i problemi legati alla vita del gruppo (comunicare, negoziare, stimolare), per affinare le rispettive capacità di leadership facendo, però, come Ulisse, contando, cioè, sulle proprie ed altrui risorse (di ragione ed emozione), per portare a termine con “intelligenza” esperienze che implicano:

  – sostegno, ma anche autonomia

  – dialogo, ma anche decisione

  – volontà, ma anche flessibilità

Un impegno tale da mettere in risalto le abilità del comunicare, del relazionarsi, del confrontarsi, del ri/conoscersi come persona e come ruolo, del decidere, del raggiungere la meta: le abilità della “leadership”.

Episodi in cui degli individui dovranno cercare di comporsi come “gruppo”.

Esperienze scandite da un ciclo continuo “fare-pensare-fare”, senza alcuna “guida” a dire cosa, come, dove e quando, ma solo presenza tesa a stimolare l’attenzione sull’accaduto, a sollevare quesiti sui comportamenti, a sollecitare la ricostruzione di significati trasferibili nella propria organizzazione, partendo dalle metafore vissute.

 “Viaggio”, anche, per esplorare dentro di noi attraverso la relazione con gli altri.

… la formazione outdoor è …

La formazione “outdoor” mette i partecipanti nella condizione di DOVER FARE; non ammette scappatoie o dilazioni o rinvii. Mette i partecipanti in SITUAZIONI INDETERMINATE dalle quali dovranno uscire solo con soluzioni che avranno comunque funzionato. E’ un laboratorio molto pratico, un laboratorio di sperimentazione di soluzioni direzionali, di soluzione di problemi e dinamiche facilmente riconducibili al quotidiano operare in azienda.

Inoltre, la formazione “outdoor” è “divertente” e “divergente”! E questo non è assolutamente un male, anzi.

Si svolge assolutamente all’aperto, in luoghi scelti anche per caratteristiche di particolare bellezza ambientale; si basa su attività fisiche concrete ma non “erculee” (cioè non richiede emuli del rambismo, tutt’altro), tarate sulle abilità dell’individuo mediamente dotato.

Prevede l’alternanza di prove pratiche con sessioni di riflessione/razionalizzazione delle stesse al fine di svelarne senso e obiettivi sottostanti.

E non ci sono “maestri” a condurre il gioco, a scandire tempi e argomenti, ma solo partecipanti, assistiti ed osservati da consulenti discreti e silenti, impegnati a fare, decidere, fare, discutere, fare, costruire…

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