Questi anni di crisi hanno fortemente indebolito il sistema economico e produttivo del nostro paese.

Hanno portato ad un effetto che riteniamo potenzialmente mortale per il nostro territorio: la perdita di motivazione, la paura di non farcela, lo stress insopportabile che hanno avuto conseguenze drammatiche nella triste striscia di suicidi tra imprenditori e lavoratori.

Questa devastazione del morale delle persone, imprenditori, dirigenti, quadri, impiegati, operai è il primo impedimento alla ripresa perché l’indispensabile mossa strategica per riprendere lo slancio competitivo sta proprio nel rimettere in moto la voglia di competeredi tornare ad essere vincenti, di dimostrare il “valore” delle idee, del coraggio, della serietà delle persone di questo territorio. Sono le persone che sole possono rimettere in moto l’economia e le sue imprese e trainare il resto: commercio, servizi, welfare, società intera.

La strategia che noi vogliamo contribuire a realizzare con gli imprenditori del nostro territorio ha al centro proprio le persone.

Dopo anni passati a necessarie ristrutturazioni (ma a volte eccessive nei numeri e sbagliate nei metodi) e basate sullo slogan “produrre di più con meno persone” occorre prender atto che il solo maggior carico di operatività senza un corrispondente aumento di corresponsabilità ha prodotto più guasti che benefici.

Perché persone più stressate, meno responsabilizzate, più precarie, meno formate non potevano consentire la qualità, l’innovazione, l’impegno, la “resilienza” necessaria a sfidare le imprese meglio dotate e organizzate. Tutte le ricerche sui fattori di successo delle major companies mondiali, associano il successo dei loro prodotti/servizi, alla motivazione del loro personale!

La fuga dei nostri migliori cervelli, giovani e preparati, non si spiega solo con la rigidità del mercato del lavoro dal punto di vista normativo. Ugualmente determinanti sono le condizioni “soft” interne alla maggior parte delle nostre aziende, al clima spesso vecchio e autoritario che si respira al loro interno, di più: alla mancanza di meritocrazia, di regole certe e trasparenti, di partecipazione e responsabilizzazione.

E’ il deterioramento del valore delle persone il vero grande rischio del nostro sistema.

Noi pensiamo che il contributo più importante che possiamo dare all’imprenditore o al top management delle imprese che ancora vogliono rimanere a competere nel territorio stia su due filoni strategici:

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  • le persone;
  • la sostenibilità come approccio ad ogni processo interno e come valore aggiunto ai propri prodotti/servizi, per un contributo all’equilibrio sociale complessivo.

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“Persone” e “sostenibilità”, binomio sinergico perché le prime sono la risorsa, unica tra tutte, che può rigenerarsi continuamente invece di subire la prospettiva di esaurimento delle altre (siano materie prime, tecnologie, ecc) e il processo di rigenerazione sta nella loro “sostenibilità”, cioè in quei processi di utilizzo intelligente, di motivazione intrinseca dato dalla possibilità di “metterci del proprio”, di contribuire alla soluzione dei problemi e non solo alla esecuzione di direttive top-down.

E poi c’è l’altro filone della “sostenibilità”, quello che dovrà attraversare tutti i processi organizzativi dell’impresa, teso alla riduzione degli sprechi, del riuso, del riciclo, della semplificazione, della velocizzazione non dei ritmi ma delle decisioni.

Persone che pensino e agiscano tenendo presenti sempre il concetto di sostenibilità, in aziende che abbiano prima di tutto a cuore la sostenibilità dei loro collaboratori: è questa la strategia che riteniamo originale e vincente. E’ questo l’impegnativo cambiamento che ci sentiamo di poter condividere con i “nuovi” imprenditori per la fase di post-globalizzazione che si sta aprendo.

* In psicologia, la “resilienza” è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità.

 

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