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Did you Know?

Did you Know?

Quanto velocemente cambia il mondo che ci circonda? Quanto rapida è la diffusione della conoscenza e delle informazioni? Come cambiano i comportamenti, i modelli, le relazioni, le dinamiche tra persone, generazioni, aziende, paesi?

Vi presentiamo un video da noi realizzato che vuole essere una breve panoramica sul cambiamento e sulle forze che lo determinano: la velocità, i grandi numeri, la tecnologia.

Ci sono dei fenomeni che stanno profondamente modificando gli equilibri mondiali e contestualmente la nostra vita, ne citiamo solo alcuni esempi:

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  • Il passaggio da un modello di società all’altro avviene in tempi molto rapidi, un numero di anni così ridotto da stare all’interno della vita lavorativa delle persone, obbligandole a profondi cambiamenti non solo di lavoro ma anche nel modo di fare lo stesso compito;

 

  • Cina ed India da sole fanno quasi la metà della popolazione mondiale creando moltissimi problemi in un mondo globalizzato, ma anche innumerevoli opportunità da cogliere;

 

  • Internet strumento che annulla tempo e spazio sta sempre più coinvolgendo e collegando la popolazione mondiale. È di questi giorni la notizia, riportata dai quotidiani (31 ottobre 2014), che sono 3 miliardi le persone collegate e pensare che nel 2005 erano un terzo.

 

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Forse in tutto questo sta la risposta alle difficoltà, al senso di disorientamento che le persone, i lavoratori, gli imprenditori, gli stessi politici si trovano ad affrontare quotidianamente.

I 3 minuti del video che vi proponiamo speriamo possano stimolare in voi la voglia d’investire su voi stessi, sulle vostre competenze e conoscenze, perché solo così possiamo innescare un processo di cambiamento che faccia diventare quello che oggi vediamo come minaccia, una grande opportunità.

E questo sarà possibile solo se guardiamo il mondo che ci circonda con OCCHI DIVERSI, OCCHI CHE SOLO CULTURA E CONOSCENZA CI POSSONO DARE.

BUONA VISIONE

 

Fonte dati E-commerce: http://www.ecommerce-europe.eu/home

 

 

Cambiamenti Sostenibili
The new strategic paradigm – #3

[dropcap style=”1″]C[/dropcap]on il terzo numero del nostro “magazine” dedicato ai temi della sostenibilità (economica/ambientale/sociale) ed alle piattaforme web/social iniziamo ad esplorare le “buone pratiche” di aziende leader nei loro settori, siano essi industriali che di servizi.

In questa uscita segnaliamo i seguenti argomenti:

 

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  •  Alcuni esempi interessanti di aziende leader nei propri settori di appartenenza;

 

  • La sostenibilità come attitudine organizzativa e manageriale;

 

  • L’implementazione di strumenti di “reporting” con chiare indicazioni quali/quantitative in merito alle strategie ed ai risultati in chiave di sostenibilità;

 

  • Le problematiche legate alla ricerca e allo sviluppo di fonti energetiche alternative;

 

  • La crescita esponenziale della fruizione “social media” attraverso dispositivi mobili (smartphone, tablet) e le relative conseguenze in termini di attitudini/comportamenti d’acquisto

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Cambiamenti Sostenibili Risorse umane
ATTIVARE, PROGETTARE, FACILITARE.

Come il SISTEMA DI GESTIONE DELLE RISORSE UMANE può contribuire alla realizzazione di una svolta sostenibile dell’impresa.

[dropcap style=”1″]S[/dropcap]uperate le ambiguità che volevano la sostenibilità ridotta ad un’azione esterna, marginale, che non entra in modo strutturale nel cuore dei processi di decisione, “postuma” alla realizzazione dello specifico aziendale (filantropia), o identificata con una serie di azioni sporadiche (es. interventi sulle fonti energetiche) o all’adozione di qualche strumento di responsabilità sociale (codice etico, bilancio di sostenibilità ecc.), ci si sta convincendo che la sostenibilità sia per un’impresa fattore cruciale di competitività per il futuro.

Si è divenuti consapevoli che per essere davvero strategica essa deve permeare l’azione aziendale a tutti i suoi livelli, declinandosi nelle diverse funzioni aziendali e sviluppando un modo nuovo di lavorare.

Questo percorso di implementazione della sostenibilità, passa sicuramente attraverso strumenti codificati, ma ancor più e prima, attraverso le persone e l’organizzazione che le tiene insieme. Le organizzazioni, infatti, cambiano solo se le persone che le popolano sono disposte a farlo.

A partire da questo dato è possibile comprendere che il sistema di gestione delle risorse umane può svolgere un ruolo chiave per favorire lo sviluppo di questa impronta strategica, perché lavora su, con e per le persone che operano in azienda, ha la possibilità di presidiare molteplici livelli, da quelli individuali a quelli organizzativi e perché, avendo a che fare con molti dei portatori d’interesse fondamentali (proprietà, manager, operativi), ha la possibilità di costruire un progetto unitario finalizzato al radicamento di una visione d’insieme orientata alla soddisfazione dei diversi stakeholder.

Il sistema di gestione delle risorse umane in questa nostra ipotesi può avere sicuramente tre ruoli chiave: un ruolo di attivatore, uno di gestore della progettazione ed uno di facilitatore.

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      • attivatore di una diversa cultura d’impresa, che significa spingere alla discussione, revisione e diffusione di un quadro valoriale, concettuale, simbolico e di linguaggio su cui l’azienda, consapevolmente o meno, si muove. Questo in forza del fatto che la sostenibilità, prima di tutto, è un nuovo modo di vedere la realtà economica, non un orpello aggiuntivo al fare economico. Può inoltre favorire la possibilità di definire all’interno dell’azienda in cosa consista la sostenibilità per quella determinata impresa, in base alla sua specifica identità e storia, perseguendo con costanza la focalizzazione sugli obiettivi sostenibili delle persone che in azienda operano, i diversi stakeholder, i quali sono per natura e relazione, portatori di interessi diversi e potenzialmente divergenti; costruendo un sistema di comunicazione che favorisca la diffusione di una identità responsabile e sostenibile, motivando sul senso di questa trasformazione, e infine spingendo all’acquisizione di quelle nuove competenze necessarie a strutturare e innovare attraverso l’adozione di una logica di sostenibilità;
      • gestore della progettazione dei meccanismi strutturali (ruoli, metodi, processi, procedure, indicatori di impatto) che sono in grado di consentire e sviluppare processi di cambiamento. Ed in particolare, supporto alla definizione dei passaggi necessari alla implementazione della sostenibilità che siano in grado di tenere conto delle esperienze pregresse e delle esigenze di adattamento a circostanze nuove e specifiche; disegno dei ruoli che dovrà enfatizzare la responsabilizzazione dei singoli e insieme esplicitare l’impatto delle prestazioni ambientali e sociali dell’organizzazione nei diversi ruoli, dovrà incentivare modalità di lavoro di gruppo in cui si favorisca l’apprendimento reciproco, la condivisione di valori e la possibilità di creare innovazione;
      • facilitatore, supportando l’organizzazione nell’insieme e nelle sue parti in un lavoro di superamento continuo delle resistenze al cambiamento, forti e pervasive in ogni fase di cambiamento e ancora più nella transizione da una visione dell’azienda tradizionale (orientata al profitto) ad una visione orientata a promuovere processi di lavoro e prodotti/servizi che favoriscono l’equità inter e intragenerazionale (orientata alla realizzazione di valore economico, ambientale e sociale).[/list]

Certo un’ipotesi di questo tipo rappresenta un’evoluzione notevole del sistema di gestione delle risorse, considerando il livello di partenza attuale, ma significa riconoscere, a nostro avviso, il valore aggiunto di una funzione spesso ridotta alla gestione amministrativa del personale aziendale e per questo vista più come un costo esternalizzabile, che una risorsa vitale per la gestione del cambiamento.

Cambiamenti Sostenibili Risorse umane
La sostenibilità? Questione di persone!

La sostenibilità aziendale richiede un nuovo modello d’impresa basato su un diverso modo di gestire il lavoro.

[dropcap style=”1″]S[/dropcap]e intendiamo la sostenibilità in senso ampio e cioè come capacità dell’azienda di sopravvivere ed avere successo in un ambiente competitivo e dinamico, capiamo bene che competere attraverso la sostenibilità significhi:

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  • garantire  una dimensione di medio-lungo termine attraverso la capacità di innovare che tenga conto di minori risorse e di un ruolo nuovo di protagonista e non di spettatore, rispetto alle vicende del pianeta;
  • adattarsi al cambiamento come condizione costitutiva e non come accadimento sporadico;
  • orientare le proprie risorse, economiche, materiali, finanziare e umane in un’ottica di creazione di valore condiviso: per il cliente, per l’ambiente, per i dipendenti, per la comunità…

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Pensare la sostenibilità come riduzione degli sprechi e diversificazione delle fonti di energia rappresenta una visione riduttiva della sostenibilità, molto diffusa, ma che finisce con lo svuotare di senso un passaggio chiave. Una visione che non permette di realizzare un sostanziale cambiamento nell’agire economico, pur essendo indiscutibilmente una via “facile”, per ridurre i costi ed essere un po’ meno dannosi.

La sostenibilità aziendale, secondo la nostra visione, trova senso solo in un modo più articolato e diverso di concepire la strategia, l’organizzazione e la gestione. Insomma nel concepire un nuovo modello di impresa.

E in questo senso è una strada che passa tramite le persone, attraverso:

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  • chi sceglie di orientare la sua azienda secondo criteri non di profitto a breve ma di sviluppo a medio-lungo termine (con tutte le implicazioni richieste da tale scelta),
  • attraverso chi declina l’essere sostenibile nei diversi ambiti e nelle molteplici risposte alle problematiche che l’azienda deve gestire (finanziario, logistico, produttivo, commerciale)
  • attraverso chi la attua nell’operatività quotidiana (dal modo di rispondere ai bisogni dei clienti, al modo di gestire i rapporti con i fornitori).

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Questo perché la sostenibilità non è faccenda dell’ufficio comunicazione, né del reparto di produzione, ma dovrebbe essere l’orientamento di fondo dell’azienda, intesa come organizzazione di persone. E senza persone capaci di trasferire nella propria cultura aziendale i nuovi orizzonti a cui l’idea di sostenibilità è collegata, di articolare soluzioni che tengano conto della propria storia ma la innovino dall’interno, di promuovere, realizzare e monitorare piccoli cambiamenti, attuare il cambiamento in chiave sostenibile rischia di ridursi ad un imbellettamento a fini pubblicitari, senza che siano messi in atto gli strumenti giusti per stare sul mercato con la capacità di traghettare una storia aziendale verso il futuro. E ciò, alimentando il fuoco dello scetticismo di quanti considerano l’agire sostenibile di molte aziende come una nuova ma inutile bolla, che in realtà scoppierà senza lasciare tracce.

[dropcap style=”1″]P[/dropcap]er essere fattore efficace e reale di differenziazione rispetto alla concorrenza, la sostenibilità deve invece divenire pratica vissuta e gestita a tutti i livelli (proprietario, manageriale, operativo) e da tutti, il che richiede conoscenze e competenze nuove, da quelle di tipo strategico (tenere conto per esempio dell’aspetto ambientale non come accidente secondario, ma come fatto determinante nella definizione del prodotto, del processo di produzione, vendita e utilizzo da parte del cliente) a quelle manageriali che devono orientare alla realizzazione di quella strategia, a quelle tipo tecnico (uso diverso dei materiali, ottimizzazione del ciclo di vita del prodotto),  fino ad arrivare ad un modo nuovo di gestire il lavoro, su base collaborativa e di responsabilità diffusa.

[dropcap style=”1″]S[/dropcap]ignifica formare ad un uso consapevole e perciò attento delle risorse che si utilizzano (di tutte), trovare soluzioni nuove a problemi nuovi, apprendere nuove modalità e strumenti di coinvolgimento e di responsabilizzazione dei collaboratori e dei dipendenti.

Quello che ci stanno dicendo alcune delle tendenze in atto è che in un’economia come quella che si prefigura all’orizzonte, l’azienda non potrà che camminare sulle gambe del proprio capitale umano. Ciò inevitabilmente  richiederà un cambio di cultura generale interna all’azienda e un cambio di prospettiva nella gestione delle persone che da fattore da amministrare dovranno diventare fattore da sviluppare. Ma questo non solo a vantaggio del singolo lavoratore ma per una prospettiva di futuro per l’azienda.

Cambiamenti Sostenibili
La farfalla e il tondino

Qualcuno di voi si chiederà…..cosa possono avere in comune una farfalla ed il comunissimo tondino di ferro?

[dropcap style=”1″]Q[/dropcap]uale “esoterica” teoria può ipotizzare una connessione diretta, ancorchè “lunga”, tra queste due cose nemmeno tanto apparentemente così lontane?

In effetti, senza voler disturbare Edward Norton Lorenz ricordando l’ «effetto farfalla» e la teoria del caos, qualche connessione logica esiste e vale la pena di esplorarla per comprendere a fondo alcuni macro-trend che sono e saranno alla base di qualsiasi scelta strategica da parte delle aziende nei prossimi anni.

Se la farfalla rappresenta gli “eco-sistemi” nei quali le aziende (e gli uomini/donne che fanno le aziende) agiscono/interagiscono ed il tondino metaforicamente l’output di queste aziende, ecco che la relazione è più chiara e quello che dobbiamo analizzare, in chiave strategica, è l’evoluzione, la dinamica di queste interazioni nei prossimi anni/decenni.

Ad una prima ma superficiale valutazione, una riflessione di questo tipo può sembrare, dal punto di vista aziendalistico, un po’ “accademica”, lontana dalla realtà quotidiana, realtà fatta spesso di tanta operatività e battaglie di trincea, soprattutto negli ultimi anni di crisi economico/finanziaria.

Non è così.

Comprendere fino in fondo, ora e adesso, i macro-trend che sottendono l’evoluzione socio-economica globale significa mettere nuove basi, solide e durature, di competitività nel medio-lungo periodo, esattamente l’obiettivo che tutti i grandi “maestri” del management ci hanno sempre insegnato a ricercare.

Iniziamo questa “esplorazione” da noi stessi: la popolazione mondiale.

[dropcap style=”1″]L[/dropcap]e Nazioni Unite prevedono che la popolazione mondiale, dagli attuali circa 7 miliardi di persone, raggiungerà i 9,3 miliardi  entro il 2050.

Soddisfare i bisogni materiali, aspirazioni e stili di vita di questi ulteriori 2,3 miliardi di persone produrrà una serie di richieste senza precedenti, mettendo a dura prova la capacità produttiva degli ecosistemi, le risorse energetiche e minerali del pianeta.

Saremo in grado di sostenere questa enorme sfida come sistema e come singola azienda?

Quali bisogni primari e secondari dovranno essere soddisfatti e con quali priorità?

andamento popolazione mondiale

Prospettive della popolazione mondiale calcolate nel 2010