Una nuova esperienza di formazione in outdoor:
“Di qua e di là del Piave ci stava un’osteria”
[dropcap style=”1″]I[/dropcap]l nostro approccio alla formazione esperienziale è stato e rimane quello di progettare set tagliati sugli obiettivi del cliente, mai ripetitivi, mai uguali l’uno all’altro. Qui di seguito troverete il racconto di una esperienza DIVERSA che mescolando gioco, metafora e immersione nella realtà di un passato lontano ma incredibilmente vicino, vi spiega come la ricerca del contesto e il confronto con il cliente possano generare scenari sorprendenti.
Questa che vi raccontiamo è stata decisamente innovativa e sfidante per noi e per il cliente. L’azienda utilizzava per la quarta volta il nostro approccio e già questo dice quale “rischio” correvamo: come soddisfare e stupire un cliente evoluto e smaliziato?
Le ragioni dell’intervento
Come le altre volte, l’attenzione è centrata sulla crescita del gruppo di vertice, una decina di persone, integrato da un paio di “new entry” in ottica di verificarne certe caratteristiche manageriali.
Ma, a differenza degli interventi precedenti, il gruppo ci viene descritto come segnato dallo stress e dalle tensioni di dover reggere un mercato difficile, con la continua sfida di budget in crescita. Nell’ultimo anno, una riorganizzazione interna porta ad alcuni cambi di “scrivanie” cui si profila per il 2014 l’arrivo di un nuovo Direttore Generale dall’esterno, anche se attorno a questo elemento non vi era ancora ufficialità, ma, si sa, queste cose girano facilmente nei corridoi…
Quindi, il clima interno è elettrico, vi sono frizioni tra alcune funzioni, i cambi di ruolo non sono ancora stati integralmente digeriti, il fantasma del nuovo “capo” si aggira nei corridoi, anche se non nominato.
Il tema conduttore sarà questo: gestire e, soprattutto, saper anticipare il CONFLITTO.
Ma, possibilmente, senza nominarlo, che è un già una bella sfida.
Pensa e ripensa ci soccorre la storia: quest’anno cominciano le celebrazioni del centenario della Grande Guerra (1914-2014)!
Ma se noi a quel tempo mica c’eravamo in guerra coi crucchi! quando il Piave mormorava era il 24 maggio … ma del 1915! E allora? Appunto il conflitto c’era e noi (ancora) ne stavamo fuori, ma lo stavamo covando e accarezzando, indecisi se stare di qua o di là. Come in azienda, quando le ragioni ancora non ci sono chiare e ragioniamo più di pancia, tra interventisti e pacifisti; tra chi non comprende ancora gli agguati e chi ne vede più di quanti sia ragionevole prevederne. Che son già le basi necessarie ma non ancora sufficienti per lo scoppio di conflitti.
E allora cominciamo a progettare le caratteristiche di questa nuova sfida outdoor.
Un gioco di strategia
La metafora – guida sarebbe stata quella presa a prestito da un certo modo di “revisionare” la storia, quella del “…e se, invece di…”; prendendo i nostri personaggi aziendali e rivestendoli dei panni dei decisori di quel periodo; metà italiani e metà austroungarici.
E ci divertiamo un mondo a progettare un gioco di strategia che battezziamo, provvisoriamente, “La guerra mondiale”, non la “prima”, perché a quel tempo ancora non si sapeva se ci sarebbe stata la seconda e poi, per noi “talian” semmai, era la quinta guerra d’indipendenza!
Un gioco di carte, come il monopoli, dove al posto delle caselle con le case e gli alberghi, stava una bella riproduzione della mappa coi confini tra il Regno d’Italia e l’Impero di Francesco Giuseppe.
E per rendere più “reale” e facilitare il mettersi nei panni di quei “signori della guerra”, proponiamo che il primo giorno dell’esperienza si vada in ricognizione sui luoghi del fronte, in particolare di quel tratto che risulterà poi decisivo, quello su cui si giocherà la partita finale e decisiva: il fronte del Piave. Lo staff si giova di un esperto tematico che ci aiuterà a far piazza pulita dell’orizzonte dei capannoni industriali (molti coi cartelli “Affittasi” “Vendesi”!) e dei tanti troppi centri commerciali, suggerendoci di vederli come tante rovine distrutte dai bombardamenti degli uni e degli altri (avere altri occhi!).
Ma il titolo che daremo al progetto è un altro: “Di qua e di là del Piave ci stava un’osteria”, se vi va di leggere un altro pò, alleghiamo il manifesto che abbiamo distribuito ai partecipanti come presentazione dell’esperienza, mentre hanno ricevuto come testo propedeutico all’incontro (con calda raccomandazione anche di leggerlo) il noto “L’arte della guerra” di Sun Tzu.
E non mancherà la parte ludica di questo elemento, chè dalle parti delle colline coneglianesi le osterie non han mai ammainato bandiera!.
Torniamo al gioco di strategia: la mappa è rappresentata come fotografata dal biplano di Francesco Baracca, il cui esemplare, assieme al triplano del Barone Rosso Manfred von Richthofen, è perfettamente ricostruito e volante, dall’appassionato lavoro di Giancarlo Zanardo, nel suo campo volo, a poche centinaia di metri da dove l’asso italiano venne abbattuto, ancora non si sa come e da chi. E andremo anche lì, per toccare con mano l’arma innovativa che fu l’aviazione, in quella guerra. Metafora: per vincere occorre fare ricerca, molta ricerca, osare, alzarsi sopra gli altri…nonostante la sensazione di fragilità che si avverte, oggi, di fronte a quelle costruzioni di tela e legno.
Le carte: sia il Regno d’Italia che l’Impero, avranno a disposizione un mazzo di carte ciascuno, contenente possibili azioni strategiche; dovranno giocarle a turno, in forma sia di attacchi/difese, contrattacchi, negoziati, e altre azioni da noi estratte dalle reali strategie di quei tempi. Contemporaneamente, ad ogni “giocata”, gli effetti sul terreno verranno modificati da una simultanea estrazione di altre due carte, effettuata dal conduttore esterno del gioco (noi dello staff): una carta di “opportunità” collaterali all’azione intrapresa e una carta dei “rischi” anch’essi associati ad ogni azione.
L’esito
Dopo una giornata e mezza di attacchi e contrattacchi, di avanzate e ritirate, di bombardamenti, di voli arditi dietro le retrovie, di feroci Consigli dei Ministri, di gioiose grida e irosi commenti verso il “nemico” ecco com’è andata a finire:
BOLLETTINO DELLA VITTORIA AUSTRIACO
Oggi 25 gennaio 2014 l’impero austriaco ha posto definitivamente fine al conflitto riportando l’ennesima vittoria e vincendo la guerra. Si rende l’onore delle armi al valore dei soldati italiani morti sul campo seppure, come da italiche abitudini, mal guidati e privi di qualsiasi strategia.
Per il popolo italiano avvieremo importanti opere di ricostruzione, mentre il Re e i generali verranno esiliati a vita.
Non inganni il tono un po’ leggero (ci sarebbe anche il testo della dichiarazione di resa italiana, come pure ci sarebbero le iniziali “dichiarazioni di guerra” ma appesantirebbero il già troppo lungo testo): i due “Stati” se le son date di santa ragione, senza esclusione di colpi, di tradimenti, menzogne e a quanto di brutto può spingere una condizione conflittuale di questo genere.
I partecipanti si sono calati nel loro ruolo in modo veramente “serio” e c’è voluta una lunga sessione di de briefing (quasi una giornata) per riuscire a far loro dismettere i panni indossati metaforicamente (e non solo: abbiamo procurato anche una serie di materiali originali, recuperati tramite un amico Direttore del Museo della Grande Guerra di Alano di Piave).
Non è stato quindi difficile il riconoscimento di alcune dinamiche qui giocate, emergenti direttamente dal retroterra aziendale recente. Così come gli scontri tra “generali” o “Ministri “ era quasi il medesimo, anche nel linguaggio, di quelli vissuti nel fronte che corre all’interno dell’azienda, le cui trincee, come pure i mezzi d’attacco, sono a tutti perfettamente noti.
La trasposizione dei conflitti interni proiettati e rielaborati nel contesto della “grande guerra” è stata così occasione di “teatralizzazione” (senza accennare a Moreno e alle sue teorie, ma con esiti simili) e conseguente espulsione di materiali ancora parzialmente non resi coscienti.
Ma non solo: nella rielaborazione attraverso il de briefing, alcune figure-luoghi sono state chiaramente riconosciute come situazioni conflittuali presenti sul mercato di competizione dell’azienda e quindi certe mosse (scelte delle carte di guerra) sono state fatte prendendo spunto da quelle situazioni.
L’identificazione del “nemico” (italico o austriacante) con i concorrenti è emersa e nel gioco di opportunità/rischi, a volte, sono state notate analogie con recenti situazioni in cui la competizione concorrenziale ha assunto caratteristiche molto simili.
In particolare, le due nazioni belligeranti si sono concentrate più sulle scelte mirate a recare danni logistici (distruzioni di depositi e infrastrutture), a indebolirne la situazione finanziaria che non a mietere vittime umane.
Conclusioni
Al termine dell’esperienza è intervenuto il Presidente e Amministratore Delegato, al quale i partecipanti hanno sintetizzato l’accaduto. Alcuni nodi conflittuali sono stati superati e, a mio avviso, persino alcuni potenziali nuovi momenti di scontro si sono anticipati, attraverso la drammatizzazione vissuta.
Riconoscendo l’originalità dell’esperienza e il parallelo, positivo, momento di conoscenza e osservazione dei luoghi geografici della grande guerra e dei momenti conviviali che, parallelamente, abbiamo loro fatto vivere.
Infatti, in questa esperienza abbiamo mescolato tre elementi:
– quello metaforico attraverso il quale rielaborare le tensioni esistenti mediante la possibilità di riviverle nel contesto “storico”;
– quello di conoscenza diretta di luoghi, mezzi e condizioni in cui i belligeranti di un secolo fa si son trovati; questo piano si è concretizzato con la visita del fronte del Piave dal Montello a Vittorio Veneto; il confronto tra cimiteri inglesi e italiani; [column size=”two-third”] il volo di un aereo dell’epoca a significare l’importanza di una innovazione che poi sarebbe “decollata” celermente, tanto che in meno di mezzo secolo, dal timido balzo dei fratelli Wright (267 metri) l’uomo è volato sulla Luna; la presenza di un personaggio che ha sperimentato direttamente le condizioni di vita dell’alpino nella guerra di montagna, andando a vivere per tre mesi in una delle poche baracche residue ancor oggi presenti sulla montagna;
– quello ludico, non meno importante in una esperienza di apprendimento; sapendo che s’impara velocemente se si è in contesto gradevole, i partecipanti hanno potuto degustare una cena con “menù del fante”, ripreso da un ristoratore locale che ce ne ha illustrato la composizione e le sue origini; inoltre, l’ultima sera, in omaggio al titolo del progetto “Di qua e di là del Piave ci stava un’osteria”, abbiamo avuto occasione di cantarla tutti insieme accompagnati da una cantante fisarmonicista, che ha curato la raccolta dei canti dell’epoca, ovviamente ampiamente rappresentati quelli che la guerra ha prodotto.
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