Ricollocazione professionale
Cosa s’intende per ricollocazione professionale? Quali sono le caratteristiche ed i vantaggi per le aziende ed i lavoratori?
Sono questi alcuni dei quesiti ai quali daremo risposta nell’articolo di oggi.
Prima di tutto proponiamo la versione semplificata del passaggio normativo che introduce la ricollocazione professionale in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
[toggle title=”LEGGE 28 giugno 2012 , n. 92 Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro – Art. 1 comma 40″ ] … il licenziamento per giustificato motivo oggettivo derivante da crisi dell’impresa, da cessazione dell’attività e, anche solo, dal venir meno delle mansioni cui era in precedenza assegnato il lavoratore qualora, disposto da un datore di lavoro con più di 15 dipendenti, deve essere preceduto da una comunicazione effettuata dal datore di lavoro alla Direzione Territoriale del Lavoro del luogo dove il lavoratore presta la sua opera, e trasmessa per conoscenza al lavoratore.
Nella comunicazione il datore di lavoro deve dichiarare l’intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo e indicare i motivi del licenziamento medesimo nonché le eventuali misure di assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato.
La Direzione Territoriale del Lavoro trasmette la convocazione al datore di lavoro e al lavoratore nel termine perentorio di sette giorni dalla ricezione della richiesta: l’incontro si svolge dinanzi alla commissione provinciale di conciliazione. (…)
Se la conciliazione ha esito positivo e prevede la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, si applicano le disposizioni in materia di Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) e può essere previsto, al fine di favorirne la ricollocazione professionale, l’affidamento del lavoratore ad un’agenzia Agenzie per il lavoro previste dal Ministero del lavoro (consulta l’albo informatico delle agenzie autorizzate) [/toggle]
[dropcap style=”1″]C[/dropcap]ome abbiamo appena visto, l’outplacement è uno strumento di ricollocamento previsto anche dall’attuale riforma del mercato del lavoro che le aziende possono proporre ai propri dipendenti quando viene concordato il licenziamento.
Offrire la possibilità dell’outplacement non cambia la sostanza (il licenziamento), ma muta completamente il modo in cui questo avviene sottolineando l’importanza che viene data dall’azienda al welfare to work.
Nella nostra società è cambiato in questi anni il concetto di lavoro. Si è passati dalla cultura del posto fisso, del contratto a tempo indeterminato a quella della flessibilità dove diventa premiante per l’individuo agire in funzione della propria occupabilità.
L’outplacement, individuale e/o collettivo, è uno strumento ancora poco diffuso, oggi, ma il tema della ricollocazione dei lavoratori è certamente di interesse per chi si occupa di persone e per tutti quegli attori coinvolti a vario titolo a riflettere e promuovere quelle politiche legate al lavoro tese a far rimanere le persone fuori dal mercato del lavoro il minor tempo possibile.
Perdere il lavoro può portare la persona a vivere un periodo di depressione, ad una apatia che non le permette di attivarsi realmente nella ricerca di una nuova occupazione.
L’outplacement offre la possibilità al dipendente licenziato di intraprendere un percorso di ricollocamento supportato da un consulente che non si sostituirà a lui nel trovare una nuova opportunità professionale, ma che lo accompagnerà nelle diverse fasi di questa ricerca in un momento delicato come quello di trovarsi a vivere il “lutto” professionale.
La persona ha così la possibilità di prendere coscienza delle proprie risorse, di effettuare un bilancio di competenze per comprendere se queste sono davvero sufficienti per una nuova occupabilità o se è necessaria un’attività di formazione e di sviluppo professionale.
[dropcap style=”1″]È[/dropcap] l’occasione per fare propri quegli strumenti del marketing che sono alla base della propria autopromozione sul mercato e per acquisire un metodo che la persona può far proprio nella ricerca di nuova occupazione e che può esserle utile anche in altri momenti della sua vita professionale.
I dati dimostrano che chi affronta un percorso di outplacement si ricolloca più velocemente rispetto a chi non usufruisce di tale servizio.
In sintesi i dipendenti coinvolti dal processo di outplacement hanno la possibilità di:
[list style=”tick”]
- ridurre i tempi di ricollocazione lavorativa, attraverso il sostegno di un professionista nella ricerca di una nuova opportunità professionale;
- acquisire una maggior consapevolezza di sé e delle proprie capacità e aspirazioni professionali;
- riproporsi sul mercato del lavoro in modo mirato;
- avere un supporto psicologico per affrontare la nuova situazione, riducendo lo stress che ne deriva .
[/list]
Qual è il vantaggio per l’azienda?
Sia l’outplacement individuale che collettivo rappresentano un’opportunità per l’azienda, in quanto:
[list style=”tick”]
- possono rendere più semplice e positivo il processo di riduzione del personale, limitando i rischi di controversie legali con conseguenti vantaggi economici e di immagine;
- consentono di agevolare gli accordi sindacali e gestire i processi organizzativi, favorendo la ricollocazione degli esuberi;
- riducono i tempi per arrivare alla “separazione”, sempre costosi e dannosi al clima aziendale;
- trasmette nel mercato del lavoro l’immagine di un’azienda che si fa carico del peso sociale della perdita del lavoro
[/list]